NELLO SPAZIO DI UN GIARDINO

PREFAZIONE

Ci sono fotografi che scattano e altri che compongono.
Antonio Catellani fa parte della seconda categoria. Le sue foto celano, infatti, un non so che di misterioso, di magico. Di esoterico. Nessuna foto di Catellani è scattata a caso. Il fotografo parmigiano, quando preme il clic della sua Zenza Bronica, è come se sfogliasse il sempre affascinante e nascosto libro del mistero. Un bosco, una siepe, un prato, un cespo di fiori sono ritratti da Catellani come se queste entità dovessero parlare, comunicare, codificarci le loro storie intime e segrete. Labirinti di foto, minuziose ispezioni di speleologia fotografica dove il fotografo si cala con la fantasia e con tanta sensibilità in boschi alpestri e in parchi metropolitani i quali, come per incanto, si trasformano in foto. In giardini misteriosi, incomprensibili entità sembrano sbucare da ogni angolo evocando il fascino e la magia del mondo di mezzo popolato di gnomi, fate e folletti che si affacciano dai tronchi, dagli anfratti rupestri, dalle buche della terra che sprigionano l’humus dei secoli e del mistero della storia. Che è poi quello dell’uomo e della vita. Luci e ombre, dunque che diventano volti, sculture, piante, alberi secolari, pietre che evocano immagini di antiche divinità, streghe medioevali, draghi fiabeschi. Una lunga e affascinante fiaba che Catellani, attraverso le sue foto, racconta al lettore il quale non può che rimanere estasiato da questo percorso che, attraverso i meandri del Creato, lo conduce laddove il mistero è avvolto da sempre dalla ragnatela del tempo che, nelle foto di Antonio Catellani, sembra essersi fermato. Sogno? Realtà? Mistero? Un pizzico di follia? Al lettore l’ardua sentenza anche se una persona, dopo aver sfogliato il libro di Catellani, è in grado di osservare il miracolo della natura con occhio più attento, ma soprattutto con animo più indagatore.

Lorenzo Sartorio
Febbraio 2006